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Malattia Huntington, in Italia parte la sperimentazione di una nuova terapia

Neurologia Redazione DottNet | 04/12/2018 14:12

Farmaci anti senso all'Istituto Besta di Milano, le Università di Genova, Firenze, Roma Sapienza (Sant'Andrea), Bologna e l'Irccs Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo

Nuove frontiere terapeutiche per la malattia di Huntington, una patologia genetica neurodegenerativa che colpisce la coordinazione muscolare e porta ad un declino cognitivo e a problemi psichiatrici e che e' stata legata a lungo a stigma sociale, si aprono sempre più le porte della ricerca. In particolare l'Italia, dove si stima siano 6500 le persone colpite e 40mila quelle potenzialmente a rischio, farà parte di un gruppo di Paesi che inizieranno nel 2019 la sperimentazione di una terapia mai eseguita prima, con farmaci chiamati anti-senso, disegnati cioè per impedire al gene di formare l'elemento tossico che può provocare danni alle cellule. È emerso in un incontro a Roma sulla malattia. La sperimentazione, coordinata dall'University College di Londra, prevede la partecipazione di Centri di eccellenza in Usa ed in Europa.

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Nel nostro Paese coinvolti saranno l'Istituto Besta di Milano, le Universita' di Genova, Firenze, Roma Sapienza (Sant'Andrea), Bologna e l'Irccs Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, che coordinerà il progetto. "Saranno 660 i pazienti coinvolti in 90 centri - spiega il professor Ferdinando Squitieri, a capo dell'unità per l'Huntington e le malattie rare della Fondazione IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza, della neurologia dell'Istituto C.S.S.  Mendel, direttore scientifico della Lega italiana ricerca Huntington - e in Italia dovrebbero essere tra i 50 e i 60. Lo studio durerà 25 mesi e mira al rallentamento della progressione dei sintomi. Ci rivolgiamo ai malati, poi in un'eventuale seconda fase anche a chi ha la mutazione ma non ancora i sintomi". "La terapia sperimentale, che come altre ha come target direttamente la causa della malattia - specifica - avrebbe comunque effetto non su ogni aspetto della patologia. Ma è un passo davvero importante. La speranza è che anche chi è molto giovane possa entrare in questo tipo di sperimentazioni"

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